data certa con il registro pubblico delle impronte informatiche

Registro Pubblico delle Impronte Informatiche: uno strumento per attribuire gratuitamente data certa a qualsiasi documento

registro pubblico delle impronte informatiche per attribuire gratuitamente data certa a qualsiasi documento
Il Registro Pubblico delle Impronte Informatiche è uno strumento sperimentale offerto gratuitamente da Diritto Pratico pensato per fornire un elemento di prova circa la data di formazione di uno specifico file. L'obiettivo è poter affermare che un documento informatico la cui impronta risulti annotata nel registro è necessariamente stato creato in data anteriore a quella di annotazione.

Perché questo? Ricorderanno tutti, più o meno, cosa sia l’impronta informatica di un file: una sequenza di bit di “lunghezza fissa” calcolata a partire dal contenuto del file stesso avvalendosi di particolari algoritmi logico-matematici (come il Secure Hash Algoritm 256 utilizzato nel caso specifico).

L’impronta informatica di un file è il suo “codice fiscale” o, meglio ancora, la sua “impronta digitale”: qualsiasi modifica anche minima del contenuto del file porta a ottenere un’impronta completamente diversa con una duplice garanzia:

  1. che non sia possibile eseguire l’operazione inversa di ricavare dall’impronta il contenuto o qualsiasi altra informazione del file;
  2. che non sia possibile ottenere impronte uguali partendo da files anche minimamente diversi.

L’impronta informatica è ricavabile per qualsiasi file sia esso la copia per immagine di una generica scrittura privata o un PDF "nativo digitale", la registrazione di una conversazione telefonica, un filmato, una fotografia, una mail, un documento di testo, un brano musicale, un qualsiasi “contenuto” digitale.

Conferire data certa ad una impronta informatica consente di affermare che il file cui l’impronta si riferisce è sicuramente stato formato prima di quella data.

Il perché è ovvio: se ad un file può associarsi una ed una sola impronta calcolabile partendo dal contenuto del file stesso, non può esistere impronta senza il file che la ha generata.

Come conferisco data certa ad un file?

In generale, dovendo provare che un documento informatico già esisteva ad una certa data ho varie possibilità e la scelta dipende dal grado di "certezza" e dalla "precisione" richiesta: devo "certificare" data e ora esatti di un singolo file? Allora sarà più opportuno marcare temporalmente direttamente il file; devo "certificare" solo la data di più files? Potrei “zippare” tutti i files in un archivio e marcare temporalmente l’archivio stesso, inviarmelo per PEC, oppure annotare con un semplice drag & drop l'impronta di più files (anche molti tutti insieme), scaricare il registro in formato PDF e marcarlo temporalmente; devo "solo" poter provare ai sensi dell'art. 2704 c.c. che un determinato file esisteva già ad una certa data? Produco il PDF indicando i collegamenti al registro web ed alle "trusted snapshot", di cui oltre si dirà, per dimostrare che il registro non è stato alterato.

Ok, ma come si utilizza il registro?

Anzitutto occorre annotare le impronte dei files di interesse semplicemente trascinandoli sull'app per il calcolo dell'impronta selezionando preventivamente la modalità manuale o automatica di annotazione. Sul registro viene annotata soltanto l'impronta in modo completamente anonimo. L'annotazione è un procedimento sicuro e "innocuo": la registrazione di un'impronta “sbagliata” non può avere conseguenze giacché dall'impronta è impossibile risalire ad alcuna informazione sul file che la ha generata.

La piattaforma raccoglie le impronte su base mensile. Per ogni mese è possibile visualizzare il registro in formato HTML o scaricarlo in formato PDF o CSV. I registri dei mesi precedenti a quello in corso saranno via via scaricabili in PDF già marcati temporalmente (come, appunto, quello di novembre 2016): avremo quindi una data certa opponibile ai terzi ex lege portata dalla marca temporale mentre la data di annotazione di ogni singola impronta sarà dimostrabile mediante il confronto con le "trusted snapshot".

E la sola annotazione senza marcatura temporale?

In tutti i casi ove non sia richiesta la formalità di una certificazione temporale da parte di una TSA accreditata, l'annotazione nel registro costituisce un indizio preciso e come tale valutabile anche in sede giudiziaria ex art. 2704 c.c.. L'idea è sfruttare la "memoria di internet" per attribuire, in modo del tutto gratuito, data e ora "plausibilmente certe" a qualsiasi file. I registri mensili sono infatti indicizzati dai motori di ricerca e, in particolare, da servizi di "internet preservation" quali Wayback Machine e archive.is: se l'impronta del file di interesse è riscontrabile anche in una "trusted snapshot" sarà arduo sostenere per chiunque che il file cui appartiene la specifica impronta possa essere stato formato in data successiva a quella di acquisizione dell'istantanea medesima!

Quando la data certa "non dopo il" non è sufficiente...

Allora entra in gioco l'Identificativo Unico Giornaliero che, in combinazione con l'annotazione sul registro, consente di attribuire data esatta a qualsiasi documento digitale o digitalizzato...