Richiesta di rinvio a giudizio per gli otto indagati entro la fine di gennaio. Verusio: “Schettino governava la nave come fosse un gommone".
- Dettagli
- Creato Domenica, 13 Gennaio 2013 10:27
- Pubblicato da CORRIERE DI MAREMMA
GROSSETO. Erano le 21.45 di venerdì 13 gennaio 2012. Una data che nessuno dimenticherà mai. Oggi è l’anniversario del naufragio della nave da crociera Costa Concordia, una delle più gravi sciagure marittime della storia italiana, in cui persero la vita 32 persone e altre 110 rimasero ferite. A causare il naufragio, secondo la Procura, la volontà del comandante Francesco Schettino di passare sotto costa per fare il cosiddetto “inchino”, cioè il saluto agli abitanti dell’isola, come da tradizione in tante navi da crociera. La Concordia passò da 0,28 mi - glia marine della costa, circa 518 metri. Lo scafo iniziò a imbarcare acqua e a bordo si verificò il black out. Una notte da incubo per i naufraghi e per gli abitanti dell’isola. L’inchiesta prese il via poche ore dopo.
Schettino venne arrestato. Il 10 aprile 2012 la Cassazione decise di lasciare Francesco Schettino agli arresti domiciliari. La detenzione domiciliare venne revocata il 5 luglio 2012: a seguito di tale provvedimento, il comandante Schettino dovrà osservare un obbligo di dimora a Meta di Sorrento. Alle 22.58 di quel tragico giorno Schettino diede l’ordine di abbandonare la nave, ma alcuni membri dell’equipaggio avevano già cominciato le operazioni di evacuazione alle 22.45. Secondo gli inquirenti il comandante alle 23.30 non si trovava più a bordo della Concordia, quando la maggior parte dei passeggeri doveva ancora essere sbarcata. Tuttavia, il dato dell’orario è stato smentito da un testimone che dichiara di aver visto alle 23.45 il comandante mentre stava aiutando alcuni passeggeri a salire sulle lance di salvataggio sul ponte 3. La Procura Il procuratore capo Francesco Verusio fin dall’inizio ha definito Schettino uno “scellerato inscusabile” e la manovra che ha portato all’impatto con lo scoglio “spregiudicata” e “azzardata”. E’ il magistrato che con i suoi sostituti ha coordinato le indagini che porteranno al processo, dove Schettino non sarà difeso dal suo storico avvocato Bruno Leporatti, il legale che lo ha assistito fin dall’inizio e che ha rinunciato al mandato poche settimane fa. “Quello del comandante della nave da crociera - dice Verusio - fu un comportamento sconcertante. E’ stato accertato che al momento dell’impatto Schettino era sulla plancia di comando, governava la nave con il timone a mano, come si fa, in genere, con una barchetta o un gommone sottocosta, senza una rotta tracciata”. Insomma, sottolinea il procuratore Verusio, “il comportamento del comandante si commenta da solo: governava una nave lunga oltre 300 metri con oltre 4.000 passeggeri come una fosse una barchetta, un gommone. C’è dell’incredibile in tutto questo”. Il procuratore Francesco Verusio si appresta, tra poche settimane, a mettere la parola fine all’inchiesta giudiziaria: “Contiamo di presentare la richiesta di rinvio a giudizio per indagati al Gup entro la fine di gennaio, al massimo nei primi giorni di febbraio”. E intanto sono già partiti gli avvisi di conclusione delle indagini per gli indagati. Il magistrato capo della Procura di Grosseto si avvicina a questo adempimento finale della richiesta di rinvio a giudizio “quasi con un senso di liberazione, per un immane lavoro portato a compimento con uno sforzo gigantesco da parte di tutti i miei colleghi”, a cominciare dai tre dei sette pm che hanno seguito direttamente il caso Costa Concordia: Stefano Pizza, Maria Navarro e Alessandro Leopizzi. “Sta per finire un anno di impegno incredibile di tutto il mio ufficio, non solo dei tre colleghi che con grande professionalità si sono sobbarcati le incombenze del caso. E’ stato un anno terribile per la mole immensa del lavoro svolto - osserva Verusio - ma sono molto soddisfatto di quanto abbiamo fatto. E sono convinto che il nostro lavoro sarà confermato nel processo. E’ stato svolto un lavoro che non ha precedenti, perché un naufragio di queste proporzioni non era mai accaduto prima sulle nostre coste”. Le difficoltà nelle indagini Il procuratore capo di Grosseto racconta come durante le indagini i pubblici ministeri abbiano dovuto far fronte “a difficoltà tecniche di tutti i tipi, con la necessità di sentire a sommaria informazione sull’accaduto centinaia e centinaia di persone”, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, tra l’Italia e decine di paesi stranieri. “Abbiamo affrontato una materia come quella della navigazione marina come mai prima era accaduto a una Procura - racconta ancora Verusio -. Eppure la mia squadra di pubblici ministeri è riuscita in un anno a completare un’impresa ardua, che ci ha portato a studiare leggi internazionali e tutta la normativa esistente sulla navigazione”. Verusio aggiunge un particolare sulle tante difficoltà incontrate e quasi tutte superate: “E’ stato complicatissimo notificare l’avviso di garanzia al cittadino indonesiano che si trovava al timone della nave. Ci sono voluti tre mesi per arrivare alla notifica. Ci hanno riferito che la notifica è avvenuta, ma il nostro ufficio non ha la certezza, cioè non abbiamo ancora la prova provata. Dico questo - sottolinea il procuratore capo - per mostrare con quanto scrupolo tutta la Procura della Repubblica di Grosseto ha lavorato all’inchiesta”. Il processo Dalle indagini al processo: il 2013 sarà ancora un anno lungo nella vicenda del disastro della nave Costa Concordia. E’ l’anno del processo a Schettino e agli altri imputati accusati di co-responsabilità nel disastro che causò 30 vittime accertate più due dispersi e ci si arriverà anche grazie alle tappe forzate tenute dalla procura di Grosseto per chiudere entro il 2012 le indagini. Così, a Grosseto, a fine mese, massimo febbraio, gli inquirenti formalizzeranno le richieste di rinvio a giudizio tra i 12 indagati; quindi per febbraio sarà fissata la data dal giudice per l’udienza preliminar e. De Falco Il capitano di fregata Gregorio De Falco, napoletano di 47 anni, è l’ufficiale che era a capo della sala operativa della capitaneria di Porto di Livorno. E’ l’ “eroe” duro ma buono. E’ quello che resta lucido anche nelle emergenze. I comandi e gli ordini perentori che quella sera ha gridato via telefono al comandate Schettino hanno fatto il giro del mondo: “Torni a bordo, c....!”. Il suo secco invito da un anno campeggia anche sulle magliette e squilla dalle suonerie dei telefonini. Incidente probatorio L’ “anticipo” del processo nel corso delle due udienze dell’incidente probatorio. Alla prima hanno preso parte decine di naufraghi. La seconda solo per gli “addetti ai lavori”. In mezzo una serie di annunci e prese di posizione, soprattutto da parte delle associazioni, per la richiesta di risarcimenti. In America, tramite uno studio legale di Miami, si sta lavorando per una class action.
Argomenti correlati: